Oggi è Giordana Francia, Direttrice dell’Area Geografica Italia ed Unione Europea, a rispondere a #5domande con le quali proviamo a raccontare la storia delle persone che ogni giorno fanno il CISP. Buona lettura!
Leggi anche le prime interviste della serie a Deborah Rezzoagli, Gianluca Falcitelli e Luigi Grando. E continua a seguirci per i prossimi appuntamenti!
Lavoro al CISP dal 2002. Appena finito il Master di Pavia ho iniziato collaborando (e imparando) con Carlo Tassara a una ricerca sulle procedure di finanziamento dei progetti di cooperazione del Ministero degli Affari Esteri. Poi, per un paio d'anni, sono stata assistente ai programmi in America Latina e Italia. Dal 2006 sono responsabile dei programmi in Italia. Negli anni ho avuto l’opportunità e il privilegio di lavorare molto con Paolo Dieci occupandomi per lo più di educazione alla cittadinanza globale e alla sostenibilità. Dal 2016 sono Direttrice dell’Area Italia ed Unione Europea.
È ampiamente condiviso e riconosciuto che l’educazione sia un elemento imprescindibile dello sviluppo umano. La stessa Agenda 2030 ribadisce come un’educazione di qualità per tutte le persone e lungo tutto l’arco della vita sia un obiettivo da raggiungere ma anche uno dei principali strumenti per realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il cambiamento di mentalità richiesto dall’Agenda 2030 non sarebbe possibile senza il contributo della cultura e dell’educazione per la sostenibilità e la cittadinanza globale.
In ogni progetto di lotta all’esclusione sociale c’è sempre una componente educativa e questo vale anche per i nostri progetti, in Italia e Europa e oltre: dai progetti rivolti alle persone afghane per accrescere le opportunità di inserimento sociale nel Lazio a quelli nelle scuole come Global Education Time, con cui cerchiamo di promuovere e rafforzare il dialogo intergenerazionale, il coinvolgimento e l’attivismo giovanile su grandi sfide globali che riguardano tutti e tutte.
Come è ben sottolineato dall’ultimo rapporto UNESCO “Re-immaginare i nostri futuri insieme: un nuovo contratto sociale per l’educazione”, l’educazione in tutto il mondo “continua a non essere all’altezza delle nostre aspirazioni”. Questo è vero anche per l’Italia.
Nonostante negli ultimi decenni sia aumentato notevolmente l’accesso all’istruzione a livello mondiale, persistono molteplici forme di esclusione, come discriminazioni legate a genere, etnia, lingua, cultura e modi di conoscere. Inoltre vi è una crisi di rilevanza: troppo spesso, l’apprendimento formale non risponde alle esigenze e alle aspirazioni di bambini, bambine e giovani e delle loro comunità.
Il lavoro del CISP cerca di andare in questa direzione, contribuendo ad un’educazione inclusiva e democratica, restituendo centralità a chi apprende e soprattutto a giovani, adolescenti, bambini e bambine e una visione di cittadinanza planetaria e per la sostenibilità sociale, ambientale, economica e culturale. Su questo versante c’è molto da fare anche in Italia.
Tra i tanti, sicuramente la varietà e la complessità. Questo lavoro ti porta costantemente su scale diverse, dai grandi contesti internazionali ai microcontesti locali. Ti fa lavorare con diverse categorie di persone, guardare i problemi da diversi punti di vista, mettere in discussione. Il rapporto con le diversità è una parte costitutiva di questo lavoro.
Mi dà soddisfazione lavorare in partenariato con altre realtà e in gruppo con diverse persone, quando le soluzioni o le cause dei problemi, o le idee sono frutto di uno scambio e di un lavoro comune. Ho la fortuna di lavorare con colleghe e colleghi bravissimi da cui imparo sempre moltissimo.
Tanti. Un po’ di tempo fa abbiamo realizzato Game Over Razzismo, un videogioco nato da un percorso con alcune classi di scuola secondaria di primo grado. All’evento finale di presentazione abbiamo giocato assieme e casualmente la prima domanda posta dal gioco è stata una di quelle che avevano creato più dibattito in classe: “Quante razze umane esistono?”. Tutte e tutti i ragazzi hanno gridato in coro “UNAAAAAAAAAAA!” È stato molto emozionante.
Un’altra volta un’insegnante prossima alla pensione ci ha confidato di non aver mai affrontato il tema delle differenze di genere in classe per timore di non saper gestire le domande e le reazioni degli studenti. Tuttavia, dopo aver partecipato ad un nostro progetto, ha deciso di mettersi in gioco sperimentando una delle nostre unità di apprendimento sul tema. È rimasta impressionata dalla reazione della classe, dal loro interesse e da come si fosse sentita accompagnata dalla risorsa didattica proposta. Sicuramente un’esperienza positiva sia per la classe che per l’insegnante. E una grande soddisfazione per noi.