Nonostante gli equivoci espressi in modo spesso strumentale nel dibattito politico in Italia, l’azione della flotilla non è stata concepita come una operazione per distribuire assistenza umanitaria. Gli stessi promotori lo hanno ripetutamente chiarito: il suo significato più profondo è stato quello di rendere evidente, in modo plastico e innegabile, il blocco imposto alla popolazione di Gaza e all’accesso all’assistenza umanitaria. Con l’arresto in acque internazionali dei partecipanti si manifesta un abuso.
Persone e organizzazioni con sensibilità diverse e provenienze culturali differenti possono legittimamente discutere e persino divergere sulle scelte concrete: fino a dove spingere la sfida al blocco, quale sia il limite oltre il quale non si deve rischiare la vita delle persone, come bilanciare testimonianza spinta all’estremo e responsabilità. Sono domande complesse. Possono portare a risposte diverse che meritano rispetto.
Ma su un punto la società civile, nella sua pluralità, trova generalmente un terreno comune: il sostegno all’atto politico di rendere visibile a tutti l’esistenza di un blocco che calpesta i principi fondamentali dell’umanità. Un blocco che nega il diritto alla sopravvivenza di una popolazione civile, contraddicendo la logica stessa dell’assistenza umanitaria, che dovrebbe essere incondizionata e garantita in ogni circostanza.
In questo quadro, l’impegno ribadito in questi giorni dal governo italiano rispetto al tema dell’assistenza umanitaria deve rendersi attivo nel farsi promotore, direttamente e con il sostegno europeo, dell’immediata sospensione dei bombardamenti e dell’apertura dei veri corridoi umanitari: i valichi di terra, unici in grado di garantire flussi sicuri e continui di aiuti.
Per questo, al di là delle valutazioni specifiche su strumenti e modalità, sentiamo il dovere di esprimere tutta la nostra solidarietà a un’iniziativa che ha avuto il merito di porre ancora al centro dell’attenzione internazionale il tema dell’accesso umanitario a Gaza come questione politica e non solo logistica.
Siamo convinti che soltanto una società civile capace di far emergere queste contraddizioni potrà contribuire a costruire, insieme a tutte le parti che credono nella pace, le condizioni di dignità, giustizia e umanità senza le quali nessun futuro sarà possibile.
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